Onorevoli Colleghi! - La presente proposta di legge ripropone, in maniera pressoché integrale, il testo di un disegno di legge da me presentato nell'ormai lontano 1995 al Senato della Repubblica (XII legislatura, atto Senato n. 1510), quando tra i primi intuii che l'istituzione di una zona franca nel territorio calabrese avrebbe potuto offrire un'idonea soluzione alla grave arretratezza economica e sociale in cui tuttora versa il meridione italiano.
      L'innovatività della mia iniziativa venne riconosciuta, allora, da molti colleghi, che si accorsero delle enormi potenzialità d'impulso e sviluppo economici dell'istituenda zona franca.
      Orbene, le stesse ragioni che mi suggerirono dodici anni orsono di presentare il disegno di legge in questione, mi spingono a rifarlo oggi, essendo rimasto sostanzialmente immutato il quadro socio-economico di riferimento, ed essendo stato, nel frattempo, realizzato il porto di Gioia Tauro, che si pone oggi come infrastruttura strategica per l'intero meridione e per il Paese. Un traguardo raggiunto grazie alla consapevolezza diffusa della sua opportunità e delle sue straordinarie potenzialità, peraltro già verificate dall'esperienza finora vissuta e confermate dall'ormai ricorrente ed unanime richiesta del suo riconoscimento come porto franco.
      Ma vi è di più: con questa iniziativa legislativa intendo cogliere e sostenere il significativo cammino compiuto dalla regione Calabria, il cui consiglio regionale, nel 2002, ha approvato una legge per promuovere l'istituzione della zona franca nel porto di Gioia Tauro (legge regionale n. 10 del 2002), sottolineando, con decisione e coraggio, l'improcrastinabile necessità di colmare il divario esistente tra Nord

 

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e Sud, che si trascina soprattutto a causa dell'endemica carenza di infrastrutture. Per questi motivi ho recepito gli spunti offerti dall'iniziativa legislativa della regione Calabria, in un'ideale comunione d'intenti che consenta di risolvere, una volta per tutte, gli annosi problemi che la riguardano.
      La realizzazione di una zona franca in Calabria, nel territorio di Gioia Tauro, si pone, oggi, non solo come esigenza idonea alla realizzazione di una concreta politica di sviluppo e di rilancio del nostro Mezzogiorno (spesso evocata nelle parole di molti, ma ancor più spesso dimenticata nei fatti), ma anche e soprattutto per ridare vita, stimolo ed entusiasmo al tessuto produttivo ed imprenditoriale del nostro Paese. Non si tratta di una delle solite trovate clientelari, pubblicizzate in periodi elettorali, ma poi affidate all'oblìo di qualche cassetto o di qualche ufficio ministeriale. Abbiamo tutti buona memoria per non dimenticare le illusioni e le speranze tradite dalle famose «cattedrali nel deserto»! Siamo ancora convalescenti dalle ferite prodotte dalla storia del fatidico quinto centro siderurgico di Gioia Tauro, per riproporre le dissennate politiche del passato. Quel che è in gioco oggi è la credibilità di tutti noi, di tutta la classe politica, non solo di fronte alla nostra gente, ma anche all'estero. Per queste ragioni - io credo - la presente proposta di legge può davvero rappresentare un ponte verso la speranza, una risposta alle illusioni tradite. L'istituzione di una zona franca a Gioia Tauro può tradursi in una risposta concreta alle aspirazioni dei giovani di questa terra, ma può essere considerata una obiettiva occasione di riscatto per l'intero Mezzogiorno d'Italia, ed una opportunità per il rilancio dell'intero tessuto produttivo del nostro Paese.
      Inoltre, con l'istituzione della zona franca sarà possibile assorbire svariate unità lavorative, e al contempo si potrà dare un nuovo volto imprenditoriale ad una parte importante del nostro territorio. Si tratta, invero, di un'apertura verso il bacino del Mediterraneo, la cui rilevanza sarà dimostrata dai fatti. Ma è bene ricordare come l'intera politica comunitaria sia particolarmente sensibile a questo tipo di strategia nei rapporti con i Paesi terzi del Mediterraneo. La proposta di legge contempla alcune agevolazioni fiscali sia per le imprese sia per i lavoratori che si insedieranno nella zona franca. Non si tratta di creare delle sacche di privilegio, bensì di individuare alcuni elementi di stimolo e di incoraggiamento per le imprese, e di avere fiducia nelle potenzialità produttive di una terra sovente abbandonata a se stessa.
      Ma non possono essere sottovalutati i vantaggi che potranno essere conseguiti con l'istituzione della zona franca anche sotto il profilo della bilancia commerciale del nostro Paese, per la logica ragione dovuta all'incremento dei flussi di capitali sia italiani che esteri.
      E questo è quello che serve in un momento come l'attuale: la volontà di dare risposte esaustive al problema dell'occupazione e dello sviluppo nella legalità.
      Sappiamo bene come la disoccupazione offra terreno fertile alla criminalità organizzata. E sappiamo pure che la criminalità può essere combattuta a condizione che non si lascino spazi del territorio ingovernati. Ma la mala pianta della criminalità germoglia laddove non cresce «l'erba verde della speranza».
      Per le responsabilità che competono al Parlamento, non possiamo più consentire questo abbandono. Dobbiamo dimostrare che lo Stato c'è, e c'è per tutti e non solo per pochi privilegiati.
      Per questi motivi auspico un'adesione corale a questa mia iniziativa legislativa, che sappia superare gli egoismi regionali in una piena e matura presa di coscienza che il divario esistente tra regioni settentrionali e meridionali, lungi dall'incrementare la prosperità delle prime, rappresenta, al contrario, un sicuro ostacolo allo sviluppo economico dell'intero Paese.
 

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